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Abisso Faraone: il ritorno!

Sabato, 23 giugno 2012

Partenza da Brescia ore 7.00, 5 esploratori, 2 auto cariche di attrezzature, unico obiettivo quello di raggiungere la Toscana e più precisamente il paese di Gorfigliano dove si apre la grotta Abisso Faraone, sito nella zona dei Massesi, tra il Monte Mirandola e il Monte Pisanino.
A guidare la punta i veterani Mauri e Frizzi, che in questa grotta hanno dato anima e corpo, supportati da me, Juri e Roby.
Causa traffico lungo l’autostrada, il viaggio è durato più del previsto, ma dopo una tappa scaramantica all’autogrill di Tugo Ovest siamo finalmente giunti al bar di Daniele, punto di partenza per le nostre esplorazioni toscane.
Lasciamo l’auto di Juri alla chiesetta della Pieve Vecchia, prepariamo gli zaini e facciamo un check delle attrezzature, e di cosa ci accorgiamo? Manca la punta dell’8…bene, primo intoppo, niente punta, niente armi nuovi e quindi tanto vale lasciare giù anche fix e placchette.
Ripartiamo, un ultimo sforzo ci separa dall’ingresso, posto a circa 1370 metri s.l.m., consumiamo le gomme della Punto di Frizzi lungo stradine più che dissestate, e dopo un’ora e mezza di cammino con zaini da 15 kg sulle spalle, giungiamo a destinazione. Eccolo, finalmente, dopo averlo così tanto sentito citare, l’ingresso del famoso Faraone era davanti ai miei occhi.
Incredibile quanti altri pozzi e quante depressioni circondavano la nostra grotta, veniva voglia di calarsi in ognuna di esse per vedere dove conducevano.
Affaticati dal lungo viaggio e dall’irta salita decidiamo di fare una breve pausa prima di entrare, ci dissetiamo, mangiamo e beneficiamo degli ultimi raggi di sole della giornata. Nel frattempo stabiliamo l’ordine d’ingresso, decidiamo che Frizzi, Juri e la Roby entreranno per primi per sostituire le vecchie corde, e in un secondo momento saremmo seguiti io e Mauri, che armati di bussola e clinometro ci saremmo apprestati a stendere un nuovo rilievo del Faraone. Ma che succede? Bussola rotta! Secondo intoppo, qualche parolaccia, qualche gestaccio, anche stavolta si torna a casa senza rilievo.

Ore 18.00, si entra!

Frizzi apre la strada, e assistito da Juri si appresta a sostituire le vecchie corde (ormai lì dal 2003) con quelle nuove, ma anche questa azione non sarà delle più semplici, dato che i moschettoni fioriti da anni di stillicidio stentano ad aprirsi. Dopo il pozzo d’ingresso da 14 mt, scendono il pozzo da 35 mt, e giunti in testa al P43 decidono che prima di proseguire è meglio ripulire il più possibile dai sassi di frana.
Nel frattempo io, Mauri e la Roby, che li seguiamo a distanza di pochi minuti, per non intasare la grotta ci dobbiamo fermare alla testa del secondo pozzo, ad aspettare il termine delle “grandi pulizie”. Data la bassa temperatura della grotta (circa 5° C) decido di gironzolare per ammirare le maestose pareti di marmo, incantevoli per me abituata al calcare bresciano. Qui Mauri ci mostra l’imboccatura di un laminatoio che porta ad una serie di pozzi, la cui base ritroveremo in profondità.
Dopo più di un’ora di attesa, finalmente la grotta è in sicurezza, le corde sono cambiate e tutti e 5 giungiamo alla base del P43, sulla frana da cui parte un cunicolo di circa 30 mt che porta all’attualmente conosciuto fondo del Faraone.
In questo cunicolo sono ben visibili i segni di disostruzione che a partire dal 2003 hanno interessato i soci del Gruppo Grotte Brescia, una mazzetta, un secchio ed altri attrezzi lasciati lì a dimostrazione della voglia di non mollare e riprendere a scavare.
Pochi metri prima della fine della stretta condotta si apre una saletta laterale, ed è proprio qui che collocheremo il nostro campo base. Neanche il tempo di togliersi gli imbraghi e bere un goccio d’acqua che Frizzi e Juri sono già al lavoro a cercare di allargare il pozzetto di 4 mt che si trova al termine del cunicolo. Anche la Roby si appresta a dar manforte, mentre io e Mauri attendiamo il nostro turno di lavoro, intrattenendoci con una “leggerissima” lezione di elettrotecnica.
Sono le h 23.30 quando Frizzi decide finalmente di riposare, Mauri ed io siamo ben contenti di scaldarci le ossa con un po’ di lavoro manuale. Abbandoniamo la saletta, per proseguire verso il fondo del cunicolo, disarrampichiamo lungo il pozzetto di 4 mt e ci ritroviamo in una saletta di 2 x 3 metri. Qui troviamo una fessura nella roccia dalla quale tira aria e capiamo che è proprio lì che dovrà proseguire la nostra esplorazione.
Il lavoro non è agevole ne leggero, la spessa parete è composta da grezzone, ma dopo 3 ore di lavoro finalmente si vede oltre la fessura. Cosa c’è? Un pozzo? Lanciamo un sasso…5 mt. Ne lanciamo un altro…20 mt. Ricominciamo ad allargare il buco, dobbiamo assolutamente scoprire cosa c’è al di là di quella strettoia. Finalmente alle 6.00 di mattina Frizzi e Juri riescono a passare oltre ed ecco il pozzo! Riescono a scenderlo solamente di 5 metri fino ad una cengia, impossibilitati ad andare oltre per la mancanza di armi e corde, ma sotto i loro piedi il pozzo prosegue nel buio, un fantastico pozzo ellittico scavato nel marmo. Il mostro si riapre, la grotta prosegue e le speranze ritornano!!!
L’entusiasmo ricompare negli occhi di Frizzi, che nel 2004 ha passato un’intera settimana in questa grotta, a scavare in compagnia dell’instancabile Mauri, ed ora, dopo quasi 8 anni, la grotta sembra proseguire.
Ssssh…ma non diciamolo troppo forte, lasciamo aperte le speranze, a quando tra un mese torneremo, armati di corde e soprattutto di punte, per discendere il nuovo pozzo e scoprire verso quali profondità ci condurrà.

Marta

gli zaini sono belli carichi...

nella magica faggeta

ormai in vista dell'ingresso

momento di riposo


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