Prima di frequentare il corso di speleologia organizzato dal Gruppo Grotte Brescia immaginavo che il mondo ipogeo fosse diverso dalle cose sperimentate in precedenza, ma non immaginavo quanto diverso.
Cambiano i parametri con cui ci orientiamo normalmente nella nostra vita: tempo e spazio.
Cambiano alcune delle nostre percezioni: la vista, l’udito e l’olfatto infatti non registrano le stesse cose in superficie, o meglio, non si accorgono di alcune cose.
Cambia il modo in cui si affrontano le difficoltà e si scopre di quanta energia si debba racimolare per andare avanti o tornare indietro. Poiché il ritorno non è affatto la parte più facile!
Cambia l’approcciarsi con le altre persone: per me, novella, più o meno tutti sconosciuti: ma sotto terra non importa, fai parte del gruppo che ti aiuta, ti incita ma non si sostituisce a te.
Quindi devi dare il meglio per te e per gli altri, anche quando non ce la fai più.
A proposito: ho pensato di non farcela più infinite volte per ogni singola uscita, ma ho scoperto che in realtà non era vero, semplicemente non avevo mai provato ad andare oltre la mia stanchezza, ed in grotta l’ho fatto, che soddisfazione!
Cambia il modo in cui osservi la natura: il terreno non è più fatto di sola terra o roccia, c’è un intero mondo da esplorare.
Non voglio dilungarmi descrivendo nel dettaglio come tutte queste cose ti cambino, credo sia un fatto molto personale e rischierei di banalizzare un’esperienza che credo sia davvero unica, per cui preferisco lasciare un’idea, che sia spunto di curiosità per qualcun altro in futuro.
Io sono riuscita a vivere un po’ di questo mondo sotterraneo, e mi resta la volontà di continuare ad esplorarlo, gustandomelo fino in fondo, o meglio, fino al fondo, per poi risalire “a riveder le stelle”.
Elena Brindani
Una corsista 2013
La prima uscita: palestra di roccia
Il battesimo di grotta: entriamo in Omber
Con gli istruttori in Omber
Zaini pronti per l'avvicinamento ad Aladino
Magico paesaggio nell'avvicinamento alla Grotta di Aladino