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Mactingol 2004


Foresta di Mactingol   Arrivo al campo base in elicottero
     
Pausa durante una battuta alla ricerca di cavità: fango, acqua e fatica la fanno da padroni…
 
Alcuni indigeni presenti in loco al momento sono fuggiti alla vista della macchina volante: non avevano mai visto prima un elicottero dal vivo!

TROVATO FINALMENTE IL MITICO “FIUME CHE ROMBA”, UNO DEI CORSI D’ACQUA SOTTERRANEI PIU’ GRANDI DEL MONDO

Gruppo Grotte Brescia Odissea

I RISULTATI DELLA SPEDIZIONE SPELEOLOGICA ITALO-FRANCESE IN FILIPPINE “MACTINGOL 2004″

(dal comunicato stampa del 8/4/2004 di Matteo Rivadossi)

La spedizione “Mactingol 2004″, organizzata dall’associazione geografica bresciana Odissea Naturavventura e dal Gruppo Grotte Brescia “Corrado Allegretti”, ha operato nell’isola di Samar in Filippine dal 28 Febbraio al 6 Aprile. 10 i partecipanti: Matteo Rivadossi di Nave, Claudio Castegnati di Botticino, Lorenzo Caramazza e Guido Rossi (geologo, responsabile della parte scientifica) di Verona, Jean Paul Sounier (capospedizione) ed altri 4 colleghi francesi oltre ad un appassionato locale rivelatosi indispensabile come traduttore. Per evitare vari problemi ma soprattutto lo snervante avvicinamento a piedi di vari giorni nell’intricatissimo carso dell’isola di Samar (la più selvaggia ed incontaminata dell’arcipelago), si è scelto questa volta un elicottero che ha permesso di trasportare i componenti della spedizione e tutti i materiali (quasi una tonnellata) direttamente nel cuore della foresta dove è stato installato il campo base con un’autonomia di un mese.

Da qui giornalmente, con la guida indispensabile di alcuni locali che vivono in zona, sono stati effettuati dei sopralluoghi per individuare e topografare tutte le cavità attorno alla perdita del fiume Mactingol. Dopo solo un solo giorno di ricerca l’obbiettivo più ambizioso di questa iniziativa è stato pienamente raggiunto con il ritrovamento di un inghiottitoio che dopo 200 metri sbuca sull’enorme galleria tenebrosa del collettore sotterraneo che raccoglie tutte le acque di questa parte del carso.

E’ lui il “fiume che romba” tanto sognato che scorre ora silenzioso nel buio per ritornare a giorno una decina di chilometri più a valle dalla sorgente incantata di Kalidungan, una delle risorgive carsiche più grandi del mondo con circa 20 metri cubi al secondo di portata in regime di magra! Tre i km di gallerie semi-allagate esplorate alle prese con una pericolosissima corrente da 10 metri cubi al secondo! Lungo il tratto a valle saranno addirittura necessari dei corrimano per non essere trascinati via!

 
     
Lunghi tratti “acquatici”, passaggi semi-allagati sono la norma nelle grotte tropicali delle Filippine…
 
Grandi ambienti ipogei “fossili” nel carso sconosciuto situato a nord dell’isola di Samar che, in caso di forti piogge, a causa della tracimazione dei fiumi esterni, tornano ad essere inondati dall’acqua.

“Purtroppo dopo solo quattro giorni di attività con ben 5000 metri di nuove grotte che continuano al campo arrivano alcuni membri armati appartenenti ad una gang che imperversa nella zona: minacciando ottengono una grossa somma di denaro… Non abbiamo altra scelta. Il giornalista francese, forse ben interpretando la situazione, abbandona la spedizione. In molti siamo titubanti ma il capospedizione è irremovibile. L’indomani ogni riserva sull’eventualità di abbandonare il progetto viene definitivamente sciolta dall’arrivo di un commando di guerriglieri maoisti che sequestrano, M16 in pugno, tutto il materiale fotografico e speleologico ordinando una rapida partenza. Sotto una pioggia incessante (ormai è il sesto giorno consecutivo!) in 9 lasciamo il campo, i grandi ed ormai familiari teli, il suo fango bestiale e le nostre velleità. Dopo 8 ore di marcia con 40 kg sulle spalle di nuovo i guerriglieri: non hanno dubbi, vogliono la mia videocamera ed il telefono satellitare avendo trovato ieri le rispettive batterie… Mi perquisiscono. Il satellitare è nel mango secco, le videocamere avvolte nei vestiti più infangati…Video! Video! Phone! Ma non trovano niente. Gli amici mi riferiranno di esser diventato bianco come uno straccio…

Ieri sera avevo comunicato la posizione a Sonia, assieme ai numeri delle 2 ambasciate… Non c’è pericolo ma segnati questi dati perché se non dovessi richiamarti domani almeno sai cosa fare… Per raggiungere la prima strada l’indomani dovremo camminare un altro giorno intero. Io perderò le suole del secondo paio di pedule mentre i miei piedi prenderanno una bella micosi… Poi una sospirata birra nella familiare Calbiga, dove per più volte in 10 anni ho sognato un permesso per andare a Mactingol.”

Ma ne valeva la pena, viene da domandarsi? Non vi è certo una risposta razionale. Certo è che proprio l’aspettativa di imbattersi in uno dei corsi d’acqua sotterranei più grandi del mondo ha motivato numerosi tentativi che si sono ripetuti tra il 1985 e il 2002, ad opera di italiani ma anche di francesi, sempre sfortunatamente bloccati dalle tensioni politiche locali. Nella zona infatti da anni impera la guerriglia maoista che rivendica una gestione autonoma dal governo di Manila: nel 1994 proprio Rivadossi e compagni avevano vissuto la disavventura di essere stati fermati e costretti, armi in pugno, a consegnare dati topografici e fotografie. Nel 2002 aspettando i permessi necessari per entrare nella zona erano arrivate addirittura pesanti minacce.

“L’idea di una spedizione italo-francese che riunisse le forze di chi in Filippine era arrivato sulle tracce di questo irrisolto problema esplorativo nasce nel 2001 da me e Jean Paul per concretizzarsi solo tre anni più tardi. Un periodo questo dedicato a pianificare e a preparare nei dettagli una spedizione non facile nemmeno logisticamente.
Questa volta è stata davvero un’avventura completa ed in completa autonomia e credo che il segreto di questo successo sia da ricercarsi in una proficua collaborazione tra italiani e francesi, sinceri appassionati della forma più pura d’esplorazione speleologica e non certo figurine sponsorizzate che fanno riferimento ad alcune organizzazioni italiane dalle facili comparse televisive… La foresta di Samar nasconde ancora un potenziale esplorativo immenso e noi avevamo tutte le carte per continuare le ricerche almeno 4 settimane: il resto, gli imprevisti della banda che ci ha derubato o della guerriglia che ci hai allontanato in maniera “decisa” sono imprevisti classici delle zone a rischio, purtroppo. Fa parte di un gioco appassionante ma mai scontato in cui si cerca qualcosa che nessuno ha mai visto. E’ speleologia.

Adesso comunque tutti sanno che il tratto sotterraneo del fiume Mactingol esiste davvero e che le ore passate a sognare vagando in quelle enormi buie gallerie dove il fiume che romba scorre violento verso la sorgente non sono state vane. Straordinariamente bello ed irraggiungibile anche ora che è stato trovato: attorno a Mactingol resta quell’alone di inviolabilità che da un ventennio accompagna questo colosso idrogeologico divenuto ormai leggendario per tutti gli appassionati di speleologia.

Ed è molto difficile che le cose cambino entro qualche anno!”. Contando su quei contatti politici che avrebbero gia dovuto precedentemente spianare le cose nella speranza di riavere parte del materiale, la spedizione attende presso la cittadina di Calbiga ben 7 giorni. Poi fortunatamente la situazione si sblocca e nottetempo alcuni portatori sfiniti scaricano gli zaini fuori di casa… Sembra che ci sia tutto!

I componenti italiani a questo punto spingono per spostare le ricerche più a Nord ingolositi da una bella fotografia che mette in evidenza il paesaggio carsico ai lati del grande fiume Catubig, nel Nord di Samar. Lontano quindi da problemi di guerriglia e per di più in una zona completamente nuova, sfuggita – non si sa come – a tutte le pubblicazioni geologiche e speleologiche fino ad ora prodotte! Finalmente la fortuna li arride: in pochi giorni vengono esplorati ben 7 km di enormi galleria nella “3 Km Cave” (è proprio il suo toponimo locale) ed altre cavità minori, altrettanto ricche di spettacolari concrezioni e talvolta di cobra… Nemmeno la furia di un ciclone, che manderà in piena tutti i fiumi della zona fino a farli tracimare nelle cavità, rendendo la progressione in grotta particolarmente pericolosa e avventuroso il semplice rientrare al campo la sera, fermerà le attività speleologiche.

Il bottino totale della spedizione Mactingol 2004 si attesta a circa 14 km di nuove cavità topografate. In tutte e due le fasi è stata effettuata inoltre la raccolta di dati sulla geologia, sul chimismo delle acque e sulla biologia, la realizzazione di una documentazione fotografica e di un video-documentario in formato digitale.

Gianni Garbelli

Il mitico fiume che romba

La grande massa d’acqua e la
forte corrente vorrebbero
trascinarti via!