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Finalmente al fondo dell’Omber!

22-23 novembre

Ed eccoci qui, finalmente. Sembra passata un’eternità, sono ormai tre mesi che abbiamo la prova che l’Omber va e non siamo più riusciti ad andare a vedere dove!
In effetti non vedevo l’ora. Ad agosto, quando io Vicky e Dario siamo scesi al fondo a disostruire, ero talmente stanca che non sono neanche riuscita ad infilarmi nella penultima strettoia e seguire Vicky in esplorazione. Quindi l’aspettativa è davvero alta!
Oggi siamo io, Mauri, Matteo, Lillo e siamo riusciti a portare anche il Claudio, che in tanti anni di speleologia non era ancora stato sul fondo dell’Omber!
Ci accompagnano un pezzo anche il Pirlo e la Olly, che hanno voglia di farsi un bel giretto.
Io sono molto agitata. Partiamo gagliardi, carichi di materiale quanto di speranze, cinque bei bambini ci accompagnano in questo nostro viaggio. C’è il sole e sono ormai le dieci e mezza quando riusciamo ad entrare (Claudio aveva dimenticato la tuta speleo a baita, blanda scusa che non ha retto neanche un secondo!), mi devo anche fare il primo pozzo senza luce perché furbamente non ho verificato le pile e giustamente belle umidine decidono di non fungere!
Dopo un quarto d’ora di discesa siamo tutti belli sudati, fa caldissimo in grotta rispetto a fuori oggi!
Arriviamo alla confluenza, mangiamo qualcosa e salutiamo i piccioncini, che dicono di voler tornare indietro. Così noi proseguiamo nei Rami Nuovi e ci dirigiamo verso il p.50, attraversando i bellissimi e strettissimi corridoi della Niga, quando poi ci accorgiamo che ci stanno salutando di nuovo: ma non dovevano essere già andati? Vabbè…
In un attimo siamo sul 50: è sempre un’emozione unica scendere questo pozzo… e via in Sala Allegretti, dove il rombo della cascata ci fa temere il peggio per Dune; ancora un po’ di pappa e si riparte.
In effetti Dune è abbastanza piena d’acqua, i ragazzi entrano subito con l’acqua fin sopra il ginocchio, io spreco una cifra di energie tentando di non bagnarmi ma alla fine non ho scelta, è che purtroppo quello che per qualcuno è il ginocchio per me significa acqua fin quasi alla patata!
Per fortuna con le due ore di cammino che ancora ci separano dal fondo riusciamo ad asciugarci completamente, ripeto: faceva caldo fes! Ed eccoci finalmente in sala Totanka Yotanka, dove ci concediamo un po’ di ristoro e un bel te caldo alla menta con miele, gentilmente offerto da Claudio (Dio BuBu!).
Prepariamo i sacchi in modo da dividerci in due squadre: io e Claudio, che essendo più piccoli passiamo la prima strettoia e andiamo a lavorare sulla seconda, mentre Mauri, Matteo e Lillo allargano la prima.
Piccolo particolare: il cunicolo per arrivare alla sala dove c’è la risalita per la prima strettoia è veramente ma veramente simpa fes! Stretto, basso, pieno di sassi appuntiti e taglienti, ne esci veramente con ginocchia e gomiti sbriciolati!
Arriviamo alla prima strettoia e Claudio, tra un Dio Bubu e l’altro, la passa senza grosse difficoltà. Poi arriva il Pota, che con due smazzettate di numero la allarga abbastanza da poter passare anche lui, così noi proseguiamo e loro restano ad eliminare la strettoia!
Arriviamo alla successiva che si trova in una posizione abbastanza infelice. Così, mentre Claudio prepara i fori, io supero un altro passaggino stretto e poi via, cunicoli sempre più larghi. Mi affaccio finalmente su un’immenso salone: adrenalina a mille, serotonina a livelli da overdose, la mia luce non arriva neanche a illuminare la fine di questo posto così grande! La meraviglia, lo stupore, la gioia, chi pensava potesse esserci ancora un luogo così grande sotto le nostre montagne? Vorrei scendere nel salone e superarlo, esplorarlo in ogni anfratto, veder cosa c’è dopo… Ma mi trattengo e volo di nuovo da Claudio dove, per quanto lo spazio lo permetta, saltello di gioia, di eccitazione continuando a ripetere: Claudio, devi venire a vedere, è una roba fuori di testa, un posto fantastico, fotonico! Dobbiamo chiamare gli altri, andare di là a vedere, dobbiamo andare a vedere cosa c’è, dai! E poi: Dai che ci passiamo tutti andiamo! E lui che con pazienza mi spiega che quando si disostruisce bisogna farlo per bene, in modo che una volta fatto poi si possa proseguire senza problemi… Ok va bene, pazienza Chiara!
Finalmente sentiamo arrivare gli altri che hanno finito di allargare la prima strettoia e noi abbiamo dato qualche bel colpo alla seconda. Claudio e io ci invertiamo: io scendo a lavorare sull’ultimo passaggio stretto e lui sale dove si sta più comodi. Il Pota passa la seconda strettoia e ci lavora ancora un po’ in modo da far passare serenamente anche Mauri e Lillo: oh, finalmente ci rivediamo!
Adesso siamo tutti oltre le strettoie, che ormai strettoie non sono quasi più e siamo super impazienti di arrivare al famoso salone!
La disarrampicata del salone è un po’ delicata perché la roccia è tutta marcia e mi si sbriciola fra le dita mentre scendo, così i ragazzi decidono di mettere una cordina per scendere in sicurezza. Nel frattempo comincio ad infilarmi in tutti i buchi che trovo, tutti sotto frana, finché arrivo alla fine del salone dove ci aspettavamo una galleria o almeno un cunicolo. E invece niente di niente, sassi su sassi, che anche a spostarli non danno segni se non un micro spiffero d’aria che comunque non è sufficiente a farci sperare in qualcosa di più.
Tutti ribaltano tutto, in modo da non lasciare dubbi, compresa una galleria che retroverte in direzione della saletta dove abbiamo iniziato la disostruzione.
Ebbene: amarezza, delusione, tristezza, stanchezza e infine anche freddo, s’impossessano di noi, per lo meno di me… Prima di partire lo battezziamo Salone della Delusione e, dopo aver rilevato e fatto un po’ di foto, torniamo all’ormai vecchio fondo, dove ci facciamo ancora un teuccio e rifacciamo i sacchi per il ritorno: tra l’altro, oltre ad avere dietro tutto il materiale che ci eravamo portati per precauzione, dobbiamo anche portar fuori tutta la roba che era stata lasciata li dalle punte precedenti!
Pronti via si riparte, morale un po’ basso ma comunque una bellissima esperienza. Al ritorno ci fermiamo all’ultimo traverso di Delirio così mentre il Pota lo riarma noi ne approfittiamo per riposare. Dopo essersi immersi ancora nelle acque fredde di Dune, passiamo per la cascata di Sala Allegretti: che spettacolo meraviglioso! Diamo quindi fondo alle nostre provviste (siamo stati un po’ scarsi col cibo sto giro!) e ripartiamo, tra una scoreggia e l’altra di Claudio… Arrivati alla Confluenza troviamo 5 ovetti lasciati dai nostri iniziali compagni di viaggio: che pensiero tenero!
Proseguendo io e Matteo arriviamo alla Poltrona del Regista quel minuto prima degli altri. Quanto basta per scolarsi una bottiglia di Estathe con attaccato un gellino alla super caffeina pensando fosse un altro gentile omaggio del Pirlo e della Olly! Così mentre io bevo il the mentre il Pota si doppa di caffeina arriva il povero Claudio inveendo contro chi gli ha fatto fuori tutto!
Ultime corde, ultime scale e finalmte siamo fuori. Sono le 10 e un quarto, sono passate giusto 24 ore. C’è il sole, assaporo con gioia il profumo del bosco, delle foglie bagnate, del muschio, e mi godo pienamente questo momento.

Chiara Buti

sopra la cascata di sala Allegretti

lungo il collettore di Sala Allegretti

nel primo salone oltre il vecchio fondo

l'estrema franosità della roccia nella galleria tra i saloni

lavoretti da manuale!

Salone della Delusione, il punto più remoto dell'Omber


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