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GGB flashback: "La grotta impossibile" e "La prima punta"

Pubblichiamo di seguito due resoconti da lungo rimasti nel cassetto:  si tratte di due uscite avvenute entrambe a dicembre 2010; la prima una punta esplorativo-turistica della Vicky in terra triestina; la seconda testimonia la presa di coscienza di un ex corsista sul fatto che… grotta e’ bello!

LA GROTTA IMPOSSIBILE

Trieste 06.12.2010

Tempo da lupi sul Carso: piove e c’è nebbia. Appena calano le tenebre, un’auto parcheggia in un prato vicino alla strada nei pressi di Basovizza.
Due persone si spogliano per poi rivestirsi velocemente sotto la pioggia, con tute traspiranti, caschi e guanti…ah ok, sono speleologi .
Sotto un albero, come nelle antiche storie di tesori nascosti, c’è l’ingresso artificiale della grotta Impossibile: 15 metri di scavo verticale in roccia viva, armato con scale fisse, racconta dell’ostinazione di vecchi e giovani esploratori pronti a tutto pur di avere un’entrata alternativa all’ingresso dall’autostrada. Già poiché questa grotta è stata trovata dallo scavo della galleria passante sotto Cattinara: “è impossibile che qui ci sia una grotta” diceva l’ingegnere. Fortunatamente lo scavo ha intercettato, in due punti, piccole gallerie, rispetto ai grandi ambienti che si aprono a solo pochi metri di distanza.

Intanto sottoterra , l’urlo del “mulo” triestino rimbomba a lungo facendo immaginare alla “gnara” di Brescia ambienti enormi!
Si affacciano sulla grande caverna dall’alto, senza capirne effettivamente le dimensioni : più di 100mt di lunghezza, più di 70 in larghezza e altrettanti di altezza! Sul pavimento, accanto a massi di crollo, grandi concrezioni: una stalagmite di circa 2 mt di diametro e 20 di altezza, altre più basse, a superficie piatta, a formare quasi dei tavolini.
La “gnara” è alquanto stupita dalla vastità della sala della quale non riesce ad intravederne i contorni; pensa poi sia curioso il fatto che per più di 400mt la via è segnalata da cavi elettrici e faretti per riprese, abbandonati da chissà chi.
Avanzano lenti contemplando le tante e stupende concrezioni: dalle grandi stalagmiti alle vaschette, alcune con acqua e altre asciutte; dalle grandi vele alle stalattiti eccentriche . Ancora più curioso il fatto di trovarsi, a un certo punto della galleria,di fronte ad una porta!!! Sembra proprio la visione che molti hanno sognato quando ci si trova in grotta stanchi, intirizziti e a ore e ore dall’uscita! È ben sigillata per evitare che i gas di scarico delle autovetture che sfrecciano dall’altro lato entrino in grotta.
Ai ragazzi piacerebbe esplorare, ma nella zona che vorrebbero risalire c’è troppo stillicidio, così decidono di vagare allegramente per la grotta: un bel giro turistico di 8 ore, prima di uscire nuovamente sotto la pioggia.

Vicky

LA PRIMA PUNTA

Cariadeghe 27.12.2010

Un soffio, la fiammella sul casco si spegne….. buio…. Rumore d’acqua in lontananza e un dolore al ginocchio. Percepisco la postura innaturale del corpo, sono appoggiato su un fianco ma è come se tutto il peso gravasse sul ginocchio destro. Come diavolo è possibile se sono sdraiato? Sento spalla e braccio immersi nell’acqua.. Provo a muovermi ma non succede nulla, come fossi incastrato. Mi accorgo di avere il cuore in gola, e mi chiedo il perché.. Chiudo gli occhi, tanto è uguale… Rilassati Ste… guardo il buio e penso che potrei essere ovunque, in un ignobile bettola, in orbita attorno a Mellonta, nella pancia della balena, oppure nel mio letto ostaggio degli strani sogni del dopo-cena con Parampampoli.
In fondo non è nemmeno male, un po’ freddo ma non abbastanza da impedire ad una leggera sonnolenza di farsi avanti. Il respiro si fa regolare, ma si: stai qui fermo.. riposa un attimo.. ancora un attimo.. …
…. Il dado rosso! Cerca il dado rosso sul casco! Tlatlac… si accende l’acetilene…luce… Omber!
Impreco! Ora ricordo: Omber! Ho risalito un breve pozzo per infilarmi in un tubo largo poco più del sacco giallo e sporco che mi porto appresso da stamattina, e una gamba è ancora tutta fuori a penzoloni. Devo togliermi di qui! Avanzo sulle ginocchia e la penitenza mi risveglia del tutto. Poi, lentamente, la lunga strada verso il mondo di sopra da percorrere… Con allegria, un tratto con Mauri, un tratto con Vicky, in silenzio o chiacchierando di tutto e niente, come fosse estate in riva al lago.
Sono le sensazioni della mia prima vera “punta” quelle che più mi sento addosso, più del fango e del bagnato, più del ghiaccio istantaneo dei -13C° una volta usciti, e più del benedetto odore di gasolio che, una volta superate le infernali strettoie della chiusetta, arrivava dal Ramo della M. quando ormai l’esperimento di odorizzazione dell’aria del Bà sembrava non aver fatto maturare alcun frutto.
Già: il Bà.. chissà come se la ride ogni volta che alla prima uscita di corso spiega e dimostra all’allievo di turno il facile ma “delicato” passaggio al cancello dei -70. L’ultima volta “di turno” ero io, ed è stato proprio in quel momento che ho capito che mi sarebbe piaciuto questo oscuro, luminoso mondo.

Stefano “topo”, allievo del corso di speleologia 2010


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