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La leggenda dei cani sciolti

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La leggenda dei cani sciolti
Don, Cive, Sete, Ciro, Sindaco, Piero Angela, Sicuro.

Capitolo primo: The wretched
Music: “The wretched”, NIN

Tutto ebbe inizio in autunno. Eravamo sui monti Lessini. La seconda uscita di corso, una grotta mitica, storica, un’uscita che non si dimentica. Con la prima squadra stavo risalendo l’ottantotto. Ricordo bene i suoni. Nell’oscurità del pozzo li sentii arrivare. Era come l’ansia che ti sale da dentro. Come la risata in biblioteca, o mentre tutti dormono, che non riesci a contenere e prorompe quasi isterica.
Il meandro sputava luce e rumore, respiri e risa scomposte. Li vidi aggirarsi alla base del pozzo. Ero come paralizzato. Guardavo in alto, nella speranza che ci fosse ancora qualcuno oltre a me. Buio. Cercavo di mantenere la lucidità. Freddo. Le urla mi annebbiavano la mente, mi sentivo trascinato in quel delirio senza fine.

All’improvviso le fiamme sui loro caschi emisero sibili assordanti crescendo improvvisamente, la luce aumentava ogni volta. Eccitati, urlavano sempre più. Battevano le mani sulle cosce, intonavano ritornelli irripetibili. A quanto pare la fiamma era un segnale a loro ben chiaro, chi la emetteva attendeva risposta dagli altri. Immobile guardavo, ipnotizzato dalla scena. Il più vicino alla corda si girò di scatto fissandomi dritto negli occhi. Il segnale. Mi avevano visto. Si erano accorti di me. Ripresi a salire più veloce che potevo. Urlavano e si dimenavano scomposti, quello che mi aveva fissato prese la corda. Stava attaccando croll e maniglia, attrezzi infernali che si usano per salire in verticale, appesi ad una corda, a grande velocità. Ad ogni sibilo la luce aumentava e le loro terribili ombre si allungavano sulle pareti del pozzo. Gli altri sotto lo incitavano. Erano divertiti, forse avevano persino discusso su chi doveva salire per primo. Il privilegio del cacciatore. Non mi ero mai sentito braccato a quel modo.

In un certo senso la cosa era nell’aria ancora all’ingresso. Per chi conosce la loro storia è facile capire se si faranno vedere. Avrei dovuto immaginarlo. Se resti solo il contagio è sicuro. Ci sono stati casi di contagi simultanei di più persone ma sono fenomeni rari.

Nella certezza di essere raggiunto pensavo “perchè proprio a me?”. Ero quasi in cima. Vedevo il moschettone, il traverso, l’uscita. La perfezione mi avrebbe salvato. Dovevo oppormi al caos. Ogni movimento doveva essere preciso, ogni gesto composto, la pedalata elegante, slanciata. Stavo salendo velocissimo. Ero in preda a quell’eccitazione che solo in un momento irrazionale di paura si può provare. Frazionamento, longe, via veloce. Traverso, salto, meandro. Vai, vai, vai. Stavo dando filo da torcere ad uno dei Cani. Ero salvo.

I Cani Sciolti sono una leggenda. Si narra che si facciano vedere solo da speleo destinati a grandi imprese. Un tempo erano speleologi normali. Erano tutti iscritti al Gruppo Grotte Brescia. Forse questo avrebbe dovuto essere già un segnale d’allarme. In quel corso il direttore era il Pota. Un’altro segnale d’allarme. Forse il germe della follia è partito inconsciamente proprio da lui. Pare che durante la seconda uscita il Don abbia creato una squadra fantasma oltre alle consuete quattro previste. Una quinta sinistra squadra che doveva scendere velocissima, senza interferire con il corso, proseguendo verso il fondo della grotta per poi risalire in coda, sempre senza essere vista. Non è chiaro per quale motivo ma per farla breve alla base di quel famigerato P 88 la prima squadra venne a contatto con i sette fuggitivi. Ancora oggi si può vedere una luce diversa negli occhi dei sopravvissuti. Adrenalina pura. Follia e goliardia al cubo. Lo stato confusionale generato da quell’incontro ha fatto si che nessuno sappia esattamente cosa è accaduto ma da allora chiunque si imbatte nei CaniSciolti cambia dentro.

Ci sono persone che dopo averli visti hanno iniziato a lanciare oggetti in ufficio, a nascondere sassi nelle borse dei medici, c’è chi non usa più le scale ma viaggia sempre con corde statiche per salire e scendere dalle finestre. C’è chi si mette ad ululare improvvisamente, chi si gratta il collo con i piedi. Infermieri che tengono una scorta di fango nella borsa per sporcarsi appena possono. Polvere di carburo nei panini dei fast-food. Automobili capovolte, porte murate, bulloni allentati. Gruppi di uomini nudi che corrono per le strade. I casi più gravi sono come belve feroci, mordono tutto e tutti. La cosa che li accomuna è la luce negli occhi. Un osservatore distratto potrebbe scambiarla per semplice instabilità mentale ma in realtà un Cane Sciolto può fare qualsiasi cosa, è totalmente imprevedibile e inarrestabile.

Arrivai al frazionamento. Ero salvo, salvo ed al sicuro. Uscito dalla verticale del pozzo, il sacco in spalla, pronto a correre nel meandro. Non mi sarei voltato perchè chi si volta, si sa, è perduto. Pensavo solo all’uscita. Alzandomi lo vidi. Era in piedi di fronte a me, con un ghigno sinistro. Come aveva fatto a sorpassarmi? Il cuore mi esplose nel petto, non stavo respirando. Era quello che gli altri chiamavano Cive. Non capivo perchè ma aveva la corda nel discensore. La corda che saliva dal pozzo. Veniva dall’armo che avevo appena abbandonato ed era parecchio lunga prima di arrivare a lui. Se fosse caduto, avrebbe fatto un bel salto nel vuoto prima che l’attrezzo potesse entrare in funzione a rallentare la discesa. Seguii la fune con lo sguardo. Mentre alzavo gli occhi si mosse. Fu un gesto improvviso. Mi si gettò addosso come una belva. Afferrandomi per le spalle, mi agganciò alla sua longe, alla sua imbragatura, a se stesso. Mi osservò per un attimo, come per assicurarsi che avessi paura davvero. Sorrise e disse solo una cosa prima di saltare nel vuoto con me: “Eh brother, welcome to hell”.

Hollywood

(The wretched= lo sciagurato, il gramo)


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