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Lettera aperta a Fabio Bollini

Caro Fabio Bollini, prendo l’occasione di scriverti apertamente, mio malgrado. Onorandoti del fatto che lo faccio da casa GGB, visto che sono stato citato come guru dei bresciani di cui sono presidente. Soci che indipendentemente hanno espresso il loro dissenso nei confronti di varie tue baggianate.

Sì, per tua sciagura da questo momento parremmo una cricca, come l’hai definita simpaticamente tu. Ma prima ancora, se permetti, uno dei gruppi più storici d’Italia (il secondo, fondato nel 1922) e tra i più attivi in Italia e nel mondo negli ultimi 30 anni. Purtroppo impegnati nei maggiori complessi italiani e mondiali e non sui social, devo dartene atto.

Volevo farti i miei complimenti per “Punto di rottura”, la tua accorata performance da influencer scafato ai tempi del coronavirus. Di certo il tuo miglior video poiché, una volta tanto, non hai scomodato nulla di speleologico. A parte la scelta maldestra e poco elegante di postarlo su Speleoit.

Avrei dovuto scriverti l’anno scorso ringraziandoti per l’imbarazzante cosciale speditomi. Ma ti confesso che preferii evitare ogni commento circa l’insopportabile costrizione provata a livello della porzione inferiore della coscia; non certo buona nemmeno a livello circolatorio. Tuttora mi chiedo come tu possa trovarti bene al punto da promuoverne una tecnica di progressione specifica! Ciao Darwin…

Io, pur andando in grotta dal 1981 e lavorando da vent’anni come progettista di hardware speleo-alpinistico, aperto per deformazione all’innovazione, non sono riuscito a vedere nel tuo guinzaglio da coscia niente di più che un presidio sanitario da disabilità speleologica.
Ma fu quando lo mostrai in gruppo un mercoledì sera che scoprii, tra le risa generali, di essere l’unico a non conoscere la saga dello Speleo Efficace: s-p-e-l-e-o-e-f-f-i-c-a-c-e? E che roba è? Tecnica, filosofia o marketing? Non capivo, pagando il fatto che non sono sui social e che non ho nemmeno uno smartphone…

Ovviamente ne fui edotto all’istante tramite proiezione fantozziana di tutte le tue perle audiovisive: impostazione da Herbalife, montaggio ad effetto e voce istituzionale con tanto di erre moscia tanto radical chic a promuovere un surrogato speleologico da 92 minuti di applausi!

Tra le immagini cult che ancora mi scorrono in testa, gli speleo che rotolano come tubolari in laminatoio ed i triangoli colorati dei metodi esplorativi: esilarante! A quel punto, potrai immaginarti dove, un sostenitore dello stile veloce come me, ti avrebbe messo la puntona rossa del tuo stile armonico. Perdona la volgarità.

Insomma, mentre già sognavo di trascinarti da solo o con mio fratello Gianni Guidotti in una punta didattica vecchio stile, ecco che il Protocollo Bollini si materializza nello Speloefficace (da leggersi tutto d’un fiato).

Una panacea per qualsiasi malessere ipogeo. O meglio un esorcismo da Mago Otelma in grado di alleviare le sofferenze ed i problemi che evidentemente tu –in fondo – paghi ogni volta che entri in grotta. Boh, io l’ho sempre vissuta godendo…

Tanti filmati ma la trama è sempre quella: attraverso un bel montaggio ad effetto, rovinato dalla solita cantilena ipnotica ed impostata, filtra il tuo antidoto: una speleologia banalizzata, ridotta a un monte di astuzie, ricette e trucchetti dispensati con scaltra supponenza e la cui efficacia si condensa, guarda caso, in un corso a pagamento.

Ah, ecco! Ed ovviamente, per gli speleologi che tu hai dipinto come miserabili alla Hugo, i risultati miracolosi sono assicurati.

Per la cronaca l’Oscar alla miglior scenografia lo vince la tua libreria, maniacalmente finta, impeccabile come la classica Treccani inquadrata nelle interviste ai politici.

E fin qui, se tu Fabio mi perdonassi quel pizzico di sarcasmo dovuto al mio caratteraccio, all’abissale statura speleologica che ci divide (mi spiace deludere qualche tua giovane ammiratrice), potresti ancora cavartela.

In quanto è assolutamente lecito che un personaggio cerchi di portare a casa un certo tornaconto. Con qualche buona idea e tante cazzate, insomma ti sei inventato una sorta di Cepu speleologica promettendo di trascinare chiunque a meno mille?

Ma bene per te, se qualcuno ti crede! Bene se ne fai un lavoro professionale. E lo dico senza invidia, sinceramente.
Soprattutto bene se, a forza di trucchetti e di frazionamenti senza longes, di arpioni marvelliani e sermoni da Scientology, quel qualcuno non si ammazza davvero!

L’importante che ora tu sappia almeno distinguere un cordino da 5 mm (probabilmente nemmeno in Dyneema e da 6 mm, visto come tieni il calibro…) da un cordino da 3.
Per il resto, tutto il resto, ti posso fare io un master privato: il problema che tu, ispettore Gadget, non te la caveresti in un week-end. E nemmeno se ti presentassi con un anno di allenamento da criceto al Cordaroulant…

Ma parliamo della filosofia dell’assedio, tuo fiore all’occhiello: sei stato geniale ad ispirarti al metodo russo per trasformare le tue lunghe permanenze dettate dai ritmi di chi non è allenato o addirittura non in grado di fare, in una Efficace novità!

Allora spiegaci Fabio cosa c’è di così E-f-f-i-c-a-c-e nel restare giorni e giorni in grotta trascinando ed abbandonando materiali da campo? Ma ti rendi conto di quante tende hai lasciato a poche ore dall’ingresso? Per conto mio là sotto puoi accoppiarti e cagare passandoci le ferie (i russi lo fanno!) ma sappi che, se parliamo di strategia, la tua proposta è solo una patetica involuzione.
Un po’ come se in alpinismo proponessimo il vecchio rispettabile metodo himalayano come novità vincente, snobbando lo stile alpino rapido e leggero. Ueli si sta già girando nella tomba…

Ancora una volta saresti stato più onesto a evitare lezioni, tenendo per te l’unico stile, quello dei campi, per trascinarti sottoterra. Questione di stile.

Ciò che invece non ti perdonerò mai è il video davvero squallido in cui parlava per primo Giovanni Badino, poi Filippo Dobrilla e poi ieraticamente comparivi tu, Fabio Bollini da San Marino. Come ad equipararti goffamente a dei Signori che, in maniera diversa, hanno scritto la Speleologia Italiana.
Tu questo non dovevi proprio permettertelo. Perché Giovanni era appena morto e Filippo stava già male e l’avrebbe seguito poco dopo. DEVI V-E-R-G-O-G-N-A-R-T-I!

Da presenzialista seriale sei riuscito a strisciare pure in un video dedicato al grande Giuseppe Troncon. Tieni solo presente che i sanmarinesi di cui Beppe aveva stima erano i due fratelli Pazzaglia che hanno lasciato il segno in Preta, non certo tu.
Se hai uno straccio di dignità chiedi immediatamente scusa a chiunque abbia conosciuto davvero certe persone, alla speleologia tutta!

Devi piantarla di venderti come visionario, solo perché inebriato dai like e solo perché contemporaneamente centinaia di speleologi rispettabili hanno finora evitato di esprimersi. Ma chi ti credi di essere davvero, fin dove vuoi infilarti Fabio? La smettiamo di giocare al mitomane onnipresente?

Pensi basti pompare un curriculum artificioso raffazzonato inseguendo la vana gloria? Lascia perdere le presenze per le medagliette, cos’hai esplorato davvero di tuo? Quante spedizioni all’estero? Quante decine di chilometri hai rilevato? Quanti chilometri arrampicati in grotta? Cos’hai pubblicato di tuo, intendo articoli e rilievi? E non dei video autocelebrativi e promozionali!

Pensi che andare a Krubera come ultimo dei 6-7 italiani (ho perso il conto) che vi sono stati, su mille persone scese, sia una garanzia? Guarda che nel 2005 con me c’era un abkazo senza una gamba! E senza il tuo reggicalze…

Non ti vergogni di spacciare per record italiano un solo giro nei sei mesi spesi dall’armata Brancaleone per aggiungere solo 7-8 metri di fessura allagata sul fondo dell’Abisso Roversi?
Che coraggio! Ben 24 anni dopo la nostra esplorazione fiorentina e bresciana fatta nel 1994 in solo 3 (TRE) punte e 4 (QUATTRO) persone: riarmo, esplorazione da -750 a -1250 m, rilievo e pure disarmo?

E che ignoranza speleologica dimostri spacciandone il dislivello complessivo di 1360 m (-1260/+100) per la profondità, cioè dichiarando di aver raggiunto i -1360 m? I cento metri in più ti fanno comodo o, come alcuni ottusi, non ci arrivi proprio? Correggi subito!

E poi non pensi di essere un po’ sfigato se, dopo alcuni campi sui Massesi in Apuane, hai trovato solo buchetti non accorgendoti nemmeno che contemporaneamente noi bresciani, esattamente lì sotto ai tuoi piedi, abbiamo esplorato e giuntato Faraone e Fanaccia per oltre 10 km di sviluppo e 800 metri di dislivello? Io senza il tuo eccesso di autostima mi sarei ingoiato una tenda da bivacco…

Adesso tu, assorbita questa supposta, vai immediatamente ad espellere Vrtiglaviça dal tuo curriculum! Ma non ti vergogni di aver rischiato la vita arrivando a solo a -250 m del P.643 (che io esplorai nel 1996 con sloveni e triestini e ripetei con il GGB armo-disarmo in giornata nel 1997) perché tu non sai nemmeno come è fatto un pozzo ghiacciato?

E potrei continuare all’infinito, dimostrandoti quanto la popolarità di imbonitore da social che stai imponendo massivamente alla speleologia italiana, non basti a fare di te uno speleologo rispettabile, sia dal punto di vista tecnico che etico.

Tu pensavi davvero di riempire il vuoto delle montagne e dei grandi che ci hanno lasciato con i tuoi followers e le tue televendite? Di ergerti a testimonial della Speleologia Italiana?

Ah, non ti aspettavi tanti detrattori, tanto livore ed ora sei confuso? Su, siamo solo all’inizio. Cerca di essere almeno entusiasta del fatto che la tua comunicazione ha funzionato!

E non preoccuparti: da questo momento in poi, io ed altri speleologi liberi, di questa ed altre rinomate cricche, non mancheremo di farti notare, sempre con il sorriso, ogni tua minzione fuori dal vaso.

Con affetto,

Matteo Pota Rivadossi


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