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Lo Zar avanza

Domenica 20 Marzo si ritorna allo Zar per sondare le diverse probabili prosecuzioni. Sono della partita Mac, Max, Marco, Nicolò, Sandra e Vicky.

Scivoliamo allegramente in grotta senza problemi alcuni e ci mettiamo subito ai lavori. Mentre Max si dedica alla fessura più in basso, Marco e Mac spalano un po’ di fango per rendere più agevoli le strettoie più sopra. Dopo qualche ora Sandra saluta la compagnia e rientra in solitaria, godendosi i passaggini impegnativi senza l’aiuto divino del passasacco.
Nicolò intanto si infila nel meandro a monte e a colpi di mazzetta avanza lentamente; riesce poi a girare una curva e il meandro prosegue leggerissimamente meno infernale. Lo seguo contorcendomi tra la roccia cercando anch’io di smussare qualche spigolo. Quando lo sento urlare “saletta!” chiedo all’unico smilzo che poteva raggiungerci di portare avanti la trousse da rilievo, e così a Marco tocca strisciare pazientemente fino alla saletta.
Essa è un grazioso slargo alto sei metri con pozzetta a pavimento; quando arrivo Nicolò ha già arrampicato la verticale fin sopra e vuole la mazzetta per proseguire.
Dopo poco riesce ad avanzare e ancora mi tocca seguirlo; Marco mi consegna l’incensino e poi torna indietro.
Ancora qualche decina di metri di tristi contorsioni e poi sbuchiamo in una sala con camino impostato su frattura. La frattura davanti a noi prosegue strettissima, mentre perpendicolarmente un meandro, che sembra in arrivo, prosegue sempre stretto per qualche metro con poca acqua che pare scorrere verso l’interno e non dove si trovano gli altri. In effetti l’aria decisa che si sente (e si vede con l’incensino) è in arrivo, perciò non può provenire da un ingresso dalla vicina superficie (circa 35 metri). Proviene anche dalla frattura…
Fatta qualche foto, rientriamo con il preziosissimo rilievo. Giunti a casa, corriamo subito al pc per capire fin dove abbiamo strisciato. Prevalentemente il percorso si snoda in direzione Nord con un rilevato di circa 60 metri.

Grandi guerre si preannunciano contro lo Zar (frase rubata alla moda di questi tristi periodi), perché se …, anzi niente se, quando si tornerà per riuscire a riascoltare la simpatica eco oltre il meandro finale, si dovrà addolcire mica male il tutto il percorso.
Lo spostamento in pianta, molto raro a quelle profondità in Cariadeghe, sta rendendo Lo Zar sempre più interessante e più complicato da interpretare; inoltre le iniezioni d’aria sono molteplici e chissà se provengono dallo stesso ambiente sottostante. Il mistero si infittisce, chiediamo solo che sia almeno 5 centimetri più largo!

Vicky

Saletta

Camino su frattura

La via che prosegue

Giunti di strato

Pianta

Sezione


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