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SAMAR 2017: conclusioni…

In dieci, sei italiani e quattro sloveni, torniamo fratelli da una spedizione perfetta. Da un viaggio totalizzante anche se, per assurdo, togliessimo una straordinaria giunzione che vale 24 poi 32 Km ed un totale di 13 Km di nuove grotte di cui ben 3,5 Km sommersi.
Un lavorone pazzesco, un sogno vivido, un’avventura per ogni secondo passato.
Grazie al lavoro di Gigi Casati del 2015 con i suoi due sifoni controcorrente fatti da Sulpan, i 24 km di complesso lo scorso 7 aprile arrivano già al primo giorno di attività sul fondo della roboante Male-Ho.
E poi? Poi è iniziata la spedizione vera, trascinata dal nostro “The Slovenian Sniper” che beveva chilometri allagati stravolgendo i programmi.
Noi dappertutto a fugare ogni punto interrogativo aereo. E rovistare una grotta, si sa, è molto più difficile che trovarla. Due ancora peggio! Arrampicate pazze, strettoie da incubo, botte da 100 tratte di rilievo con 2 m di media sono state il prezzo da pagare per grandi insospettabili gallerie e nuovi ingressi sbucati dappertutto.
Intanto Simon raddoppiava l’estensione del sistema a Sud volando in sifoni lunghi fino a 1130 m, fino a superare il remoto cenote di Libon con altri 780 m a -40 verso il Nulla. Ma le giunzioni non erano l’eutanasia delle esplorazioni? Non certo in questo caso…
A parte tre giornate, tutta l’attività di Samar 2017 viene concentrata tra Male-Ho e Sulpan in un crescendo ipnotico di sviluppo: 25, 27, 28.4 Km!
Tra le uniche parentesi, la stessa sfacciata fortuna: con il permesso speciale della guerriglia, 5 ore ad Ovest di Matuguinao esploriamo finalmente il bellissimo Trafor One, scorciatoia ipogea di 2 Km tra due villaggi tanto nota da meritarsi di essere tratteggiata sulle mappe. Peccato non aver tuffato il pozzone da 25 m del Grande Lago: sarebbe stata la prima giunzione in tuffo della speleologia!
Alla terza settimana ho accompagnato Simon e la sua ombra Marjan prossimi a rientrare: gli ultimi due loro bonus li abbiam tenuti per il carso di Calbiga, 150 Km più a Sud. A rovinare la festa però ci hanno pensato le piogge di tre giorni prima: il nostro sub non è arrivato nemmeno a metà dei -67 per 300 m raggiunti in aria con Gigi nel 2015. Peccato perché il fondo di Langun (Calbiga System Cave, 17 KM) attende a meno di un chilometro…
L’indomani l’influenza positiva della bottiglia di Nipozzano aperta a Malpensa ci ha regalato però Kalidungan, la sorgente incantata del Cabiga River e dei suoi 20 metri cubi al secondo.
Da queste parti nel 1994 qui io e Guido fummo arrestati dalla guerriglia; oggi l’esercito di stanza ci ha spianato la strada dissolvendo quella chimera. Un’energia quasi mistica attorno ad una delle sorgenti carsiche più grandi del mondo: Simon è il primo uomo ad immergersi in questo lago verde da 80 m di diametro e a trovare alla cieca il suo collettore, 150 m fino a -50. Sfinito, inconsapevole di aver aperto Le Porte del Caos.
Tornato a Barruz senza sub, cerco di motivare la truppa da qualche giornata persa a ripararsi le scarpe, a sfebbrarsi o a piangere la micosi che ha trasformato i piedi in amaniti muscarie… Occasione buona comunque per spedire qualcuno in moto a Gandara per le spese o per una mail d’aggiornamento, visto che quella merda di modem Universat non ne ha mai voluto sapere…
Pur ripetendo a noi stessi che comunque non avremmo mai raggiunto i 32 dell’Underground River, ogni giorno puntualmente non manchiamo di onorare il rito scaramantico del “dacci oggi il nostro chilometro quotidiano”!
Poi sul finale, in un climax che pare inarrestabile, anche più scettico di noi, il nostro geologo Gangialf il Bianco (al secolo Guido Rossi), allo scoccare della centesima cicca comincia ad annusare il miracolo svitando l’ennesima bottiglia di Tanduay…
E’ la mattina dopo l’ultima uscita, dopo l’infinita punta in cui abbiamo scalato sul VI grado con le Salomon da running, in cui abbiamo rilevato per 10 ore per poi perdere il “Diversamente” Matjaz proprio vicino all’ingresso…
I foglietti stanno asciugando sul tavolino quando Mauri e Davide che inseriscono dati nel pc, rompono il silenzio stampa annunciando che, con gli ultimi 2,2 Km di topografia, il nostro bestione è lungo 32.100 m di cui 4.000 sommersi!
Urla e crisi isteriche, s’incrociano brindisi pericolosi ancor prima di far colazione.
Il resto è storia. Non importa se è non un record assoluto a confronto del il gigante di Palawan destinato a crescere. Noi lì siamo arrivati, partendo da zero e solo gli ultimi giorni della spedizione 2011, tornandoci poi nel 2012, nel 2015 prima di quest’anno. Un vero record per rapporto uomini/giornate/rilevato, fatto in totale economia ma soprattutto un grande risultato per la speleologia italiana all’estero: 135 Km di grotte solo a Samar!
A dieci giorni dal rientro in Italia adesso manca già tutto.
Svanita quella meravigliosa sensazione che i problemi della vita ruotassero intorno a due sole grotte dall’unica anima. Manca addirittura il fango che ci ha distrutto piedi e scarpe, mancano le notti impossibili di Barruz con i galli e gli improbabili karaoke, il riso anche a colazione, il solito guado, l’odore del guano, il fragore del collettore. Poi la sera il sollievo del bagno purificatorio al fiume e la lauta cena. Sempre con la colonna sonora della compilation pop soavemente cantata dalle ragazze, la magica “one-two-three-fotografia!” del fraterno Joni e le immancabili bestemmie. Tante, anche di gioia…
Mi trovo adesso senza fiato a guidare nello stress del traffico pensando alla lontananza anche solo da quei due giorni indimenticabili passati in foresta sopra Mabuhay, all’ospitalità commuovente dei locals con cui abbiamo condiviso una totale appagante empatia. Trovati per caso cercando una fantomatica Dako Cave (grande grotta) che cadesse sul remoto amonte del collettore, ci hanno offerto la loro capanna per dormire e una cena sotto le stelle con granchi, papaya cotta nel latte di cocco, un galletto accarezzato un secondo prima e poi finito in brodo.
A Barruz sempre come a casa: un mese coccolati dal turbinio di musica e sorrisi delle mitiche sorelle Calagos (Elena, Carla, Carlisa e Lori Mae) per una logistica impareggiabile. Sono stati giorni da godersi sempre, tutti uguali e tutti diversi; zuppi di chilometri di rilievo mescolato a litri di San Miguel gelata la sera e melensi caffè “3 in 1” la mattina già con la schiena grondante.
Tutto, in questo momento, mi scorre davanti come in un time-lapse mosso da una crescente nostalgia. Tanti frame di grotta, di visi e di foresta. Di colori, profumi ed umidità.
Di Sogni ad occhi aperti di cui ci accorgiamo solo ora.

Matteo Pota Rivadossi

SAMAR 2017, partecipanti: Matjaz Bozic, Simon Burja, Antonio Cortina, Davide Merigo, Stefano Panizzon, Maurizio Reboldi, Matteo Rivadossi, Guido Rossi, Katarina Seme, Marjan Vilhar.

Da Samar: Joni Bonifacio, Elena, Carla, Carlisa e Lori Mae Calagos, Zar Labtic e Sherwin Orbeta.

Grazie a: MONTURA, CAMP, ALP DESIGN, AMPHIBIUS, RODITOR NATIONAL, ALPSTATION BRESCIA, Adriano Cordini, Lorenzo Caramazza, Stefano Barbero, Teresa Lecchi.

arrivo all'aereoporto di tacloban

alba sopra Mabuhay

a Mabuhay

colazione sopra mabuhay

Elena Calagos ai fornelli

colazione con la mantide

il carso sopra Male-Ho

pota e Simon a Male-ho

sifone più a valle di Male-ho

Pota arrampicata a Male-Ho

Male-Ho la cascata dell'arrampicata

alla base del sotano di Sulpan

Sulpan zona ingresso

Sulpan secondo collettore a monte

Sulpan, galleria concrezionata

Sulpan, il duck da 30 cm

Sulpan

giochi di luce

Gallerie in Sulpan

Simon a Libon, 1130m di sifone a valle, 780 m a monte

autoscatto della giunzione

bimbe a Camonoan

contadino

gallettotrattoria

Gangialf il Bianco, alis Guido Rossi

Trafor One sul fiume

Trafor One

giochi di luce a Trafor One

Il grande lago a Trafor One

il cenote di Libon

il rito del bagno al fiume dopo le punte

in bancas verso Balogo Spring

in marcia verso Caomonoan

i piedi di lillo con la micosi

la sorgente di Kalidungan

Kalidungan, una delle sorgenti carsiche più grandi del mondo con 20 metri cubi al secondo

lillo con la tartaruga

piccolo ragnetto

porters a Barruz

motoscuola

santini

riflessi nel gps

Sulpan e Male-Ho in rosso, negli altri colori tutto ciò che è stato trovato del 2017

l'ultima volta alla sorgente Sulpan Barruz

l'ultimo brindisi


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