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Albania 2012: il sogno continua…

Il 10 settembre si è conclusa la mia avventura in terra albanese e ora posso raccontarvi con maggior dettaglio come e’ andata.
Siamo partiti il 31 Agosto da Trieste e, dopo un viaggio non-stop di 20 ore, arriviamo a Bajram Curri, paesotto a Nord del lago Fierze, nel Nord dell’Albania , poco distante dal Kosovo.
Qui ci separiamo dai tre triestini che salgono in quota, a 1400m s.l.m, in prossimità del lago Markaj per battere la zona circostante.
Rimaniamo in quattro, in compagnia di Mr. Ndok , presidente dell’Alpe di Tirana (ente paragonabile al CAI italiano) ed al giovane traduttore Aris.
Con loro ci spostiamo al comune di Lekbibaj, dove il presidente della Commissione Grotte Eugenio Boegan, Louis Torelli, ha un incontro con il sindaco e prende accordi per un futuro progetto di riqualificazione della zona nei pressi della grotta Shpella Zeze.
Ci raggiungono anche cinque sloveni capitanati da Rok Stopar, pronti a dare grande mano all’esplorazione; tra loro c’è Milan, speleo per vocazione, minatore di professione.
All’alba si parte: percorriamo un tratto con un camion che ci fa risparmiare almeno un’ora di cammino per poi arrivare all’appuntamento con i cavalli che ci aiutano a trasportare il materiale per 11Km dentro la vallata.
Nei boschi circostanti notiamo subito fumi e roghi e, purtroppo, una volta giunti al campo la situazione incendi peggiora: la sera assistiamo lungo i pendii vicini a quella che sembra essere una colata lavica, con tanto di lapilli dovuti ai crolli di grossi faggi che trascinano a valle, oltre al fuoco, anche grossi massi. Per ben 4 giorni, nonostante il bel tempo, non si vedono le stelle: la luna è arancio e persino la luce del sole è flebile da tanto fumo c’è attorno.
Il primo giorno di esplorazione, mentre Louis accompagna Ndok e Aris per le grandi gallerie iniziali di Zeze, gli sloveni portano a casa oltre 150 m di grotta esplorata al di là dello stretto meandro che aveva respinto gli speleo anni prima.
Nel frattempo io e Dario (C.G.E.B.) saliamo sul versante in fiamme per cercare di arginare i roghi, per poi spostarci più su, dove Dario trova un piccolo ingresso, molto nascosto ma transitabile.
Purtroppo, non avendo le frontali ma solo due accendini, mi posso addentrare solo per una ventina di metri; torniamo il giorno dopo equipaggiati a dovere ed esploriamo e rileviamo 60 m di bella galleria che, purtroppo, termina con sifone.
Il giorno seguente formiamo la squadra che entra in Zeze per rilevare oltre il meandro.
Tale stretta fessura obliqua è lunga 20 m e si e’ costretti a progredire a 3 m da terra, scivolando spesso e volentieri verso il basso incastrandosi per bene… ed in questo caso gli sforzi per risollevarsi dei pochi centimetri necessari per liberarsi sono sempre accompagnati da esclamazioni abbastanza “fiorite”….
Aggiungo che il meandro e’ talmente stretto che, una volta entrati, la testa non la si puo’ piu’ girare, ed il vento e’ terribile… in queste condizioni ottimali (!) iniziamo il rilievo. Oltre il meandro (battezzato Happy Birthday) ci spingiamo per altri 70m , ma poi il freddo e passaggi troppo esposti ci convincono a tornare indietro.
Gli sloveni, nel frattempo, avanzano ancora per altri 200m sempre in piccole gallerie molto ventose, continuando ad armare un sali-scendi che sembra infinito. Si fermano per esaurimento materiale sull’ennesima risalita, stimata una decina di metri, ma la grotta continua…
Purtroppo non si riesce a trovare un punto adatto per un campo interno per mancanza di spazio, per il vento devastante e perché non si conosce il comportamento dell’acqua in regime di piena in quegli angusti ambienti.
I giorni seguenti li dedichiamo a battute esterne ed ispezioni di piccole cavità già conosciute, ma le escursioni non si posso spingere oltre un certo limite a causa del trittico fuoco-fumo-crolli, che rende veramente pericoloso il cammino.
Perfino nel viaggio di rientro avremo difficolta’ per ritornare verso il paese: il sentiero, quando non e’ stato completamente cancellato dal fuoco, e’ ancora bruciante e a tratti sbarrato da grossi alberi caduti.
La squadra in quota , una volta ricongiunti a Bajram Curri, riferisce di aver perlustrato per bene la zona e di aver individuato un’interessantissima zona carsica dove si aprono numerosi ingressi.

Per finire il doveroso elenco dei partecipanti alla spedizione :

Louis Torelli, Riccardo Corazzi, Lucio Comello, Eugenio Dreolin, Dario Riavini, Paolo Gabbino (Commissione Grotte “Eugenio Boegan” – Trieste)

Vicky Franchini (Gruppo Grotte Brescia)
Rok Stopar (JD Dimnice Koper)
Ivo Sedmak, Matjaž Milharčič, Marjan Vilhar (DZRJ Luka Čeč Postojna)
Milan Podpecan (JK Speleos – Siga Velenje)

Vicky

bambino mulattiere

incendio notturno

grotta Mulaj: Dario in strettoia

grotta Mulaj: vaschette

Io e Louis

Io e Paolo

le concrezioni mi piacciono!

gli sloveni

si abbandona il campo

Rok ed il paesaggio

I 9 di Zeze


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