sede: vicolo Manzone 18, 25122 Brescia | ggb@ggb.it

Progetto Ariadeghe: Omber part.1

Continua l’opera di posizionamento legata al Progetto Ariadeghe (http://www.ggb.it/si-parte-con-il-progetto-ariadeghe, https://underlandweb.wordpress.com/2021/03/04/al-via-il-progetto-ariadeghe-con-il-g-g-brescia/).

Nel week del 6-7 marzo era previsto il posizionamento dei data logger per il rilevamento temperatura in diversi punti all’interno della LoBs 247: lo storico Omber en banda al Bus del Zel.

L’Altopiano di Cariadeghe (Serle, Bs), presenta una successione di svariate rocce carbonatiche, ma le più importanti e dominanti sono la Corna, molto carsificabile (Giurassico Inf., Sinemuriano), che appoggia sul Calcare di Zu (Triassico Sup. Retico). L’area è delimitata a est dalla Paleofaglia di Paitone e da un’intensa fratturazione che, assieme ad una serie di pieghe sinclinali e anticlinali orientate grosso modo E-W, condizionano carsismo e idrologia sotterranea. Le conoscenze idrogeologiche attuali indicano che l’idrostruttura convoglia le acque verso Est, alla sorgente Zugna di Nave (Bs).
Come già accennato nel post precedente, il complesso conosciuto (LoBs 247-791-498) supera i 20 km di sviluppo e i 426 m di dislivello, disponendosi su diversi livelli freatici. Lungo l’ipotetica asse della sinclinale, in cui le acque passano dal fianco destro a quello sinistro, troviamo settori allagati e sifonanti, mentre lateralmente vi sono scorrimento idrico, arrivi dall’alto, diramazioni da tutte le parti e decine di ingressi noti.
L’Omber si presenta abbastanza labirintico già dopo le prime centinaia di metri e l’interpretazione dei flussi d’aria al suo interno è assai complicata perché non è uniforme. Se il tentativo di ampliare le conoscenze speleologiche all’interno della struttura passa attraverso lo studio della meteorologia interna e dei flussi d’aria di questo complesso, allora si dovrà tener presente un certo numero di variabili nell’analisi dei dati e delle osservazioni: prima tra tutte la presenza di sifoni a valle e a monte del sistema (e altri che si attivano in caso di piene), e altre come la facilità del vento esterno di intrufolarsi velocemente in buona parte dei livelli più superficiali.

Pieghe e fratture sono probabilmente l’origine del caos legato all’alitazione degli ingressi in altopiano, che sono disposti in maniera apparentemente illogica rispetto alle loro quote: infatti troviamo ingressi “meteobassi” a quote più alte di quelli “meteoalti”. L’Omber si comporta da meteoalto, ma le due cavità collegate distanti poche centinaia di metri, sono meteobasse. Una di queste, la Lo 791, va in aspirazione sia nella stagione estiva che in quella invernale. Ricevendo perciò flussi d’aria con diverse temperature e da differenti livelli dell’area o di giunzione interna, all’interno del complesso i circuiti importanti sono ben più di uno e ognuno di questi contiene le proprie indicazioni: cercheremo con questo studio, di avere un quadro generale più esaustivo per poter mettere in relazione le temperature dei vari ingressi alitanti, con quelle del reticolo carsico interno.

L’obiettivo del week end era di posizionare due data logger nel settore destro del sistema (Fusoidi e Graj) e altri quattro in quello sinistro (Laminatoio, Sala 230, testa P.50 e base P.50), in prossimità di giunzioni con diramazioni importanti o dove sono stati osservati cambiamenti di flusso evidenti. I registratori rimarranno in grotta per sei mesi, raccogliendo i dati di temperatura relativi sia al regime invernale che a quello estivo.

Causa limitazioni di spostamento, siamo solamente in due all’ingresso di Papà Omber per cui dovremo rimandare alla prossima settimana il percorso verso il Graj. Avendo lasciato la fretta a casa, come le ricerche “serie” esigono, scendiamo fino alla Confluenza controllando meticolosamente il flusso dell’aria soprattutto nel Gran Canyon, dove notiamo delle anomalie interessanti. Dopo una breve sosta decidiamo di scendere in Sala Sakem per controllare eventuali correnti sospette e ne approfittiamo per rilevarla, aggiungendo così 260 metri al nuovo rilievo da visualizzare in 3D. Ripreso il cammino (e strisciamento) nel percorso principale, ci fermiamo alla fine del cunicolo della Niga per posizionare un data logger e successivamente scendiamo il P50 dove piazziamo il secondo strumento, nel centro della galleria che porta verso il fondo: in questo punto, prossimi ai -300 m, l’aria in arrivo dal basso é decisa.
Scartata Sala Sakem dal monitoraggio, sistemiamo il terzo logger in testa al P17 sopra Sala – 230, dove correnti e giochi d’aria sono rilevanti e influenzati dalle acque in cascata e poi via, verso l’esterno.

Fuori è già buio e fa freddo (-2°C), e Papà Omber, che alita a 8.6°C, sembra che fumi la pipa…
La pioggia caduta sulla neve di quest’inverno ha originato delle probabili bombe d’acqua talmente potenti da ripulire il Laminatoio dal detrito che ne occupava il pavimento (a seguito di un intervento del CNSAS nel 2011), restituendolo finalmente allo stato originario… pulito e bagnato!

Max & Vicky

Omber: laminatoio

Omber: P17 sopra Sala -230

Omber: Rami Fossili

Omber: meandro verso la Confluenza

Omber: la Confluenza

Omber: fossili alla Confluenza

Omber: testa del P50

Omber: Sala Sakem - dettagli


0 Responses to “Progetto Ariadeghe: Omber part.1” | Comments are currently closed.