I 6 rumorosi bresciani, ai quali si è aggiunta a sorpresa la coppia garfagnina Trilly- Loris, sabato 18 agosto hanno salutato il mitico bunker e il suo campo internazionale arroccato sulla cresta tra Cima Confine e Rombon. Cinque indimenticabili giorni trascorsi in un’accoglienza speciale cercando di dare una mano a quegli svitati dei russi del Cavex Team: 18 per la precisione, affiancati da 4 spagnoli, 3 greci, 2 cechi, 2 sloveni, 1 inglese, 1 polacco e 1 ucraino.
Al campo hanno trovato la solita quantità immane di cibo e materiale. Bombole, cipolle, lardo carburo e corde senza distinzione di sorta. I russi hanno lavorato in venti una settimana per trasportare quello che in 5 minuti (e risparmiando pure) un elicottero avrebbe depositato direttamente al campo e all’ingresso basso di Gulliver. Ancor più delirante l’idea di entrare tutti con tutto solo dall’ingresso alto con la scusa di percorrere una bella grotta uscendo dal Gulliver!
Ma d’altronde loro sono fatti così. Professori universitari che pelano patate e ragazzine che fanno due viaggi al giorno da 1000 metri di dislivello si tramutano in atleti eccezionali. E se hanno esplorato la grotta più profonda del mondo un motivo c’è…
Entrati in grotta mercoledì mattina preceduti da tre greci, abbiamo raggiunto il campo base di -1000 in una dozzina d’ore trascinandosi 30 kg di piombi, sacchi a pelo e soprattutto il pericolosissimo Sacco Bomba. Affidato molto altruisticamente al Ba (mei chel che mi…), questo sacco russo conteneva ben 3 litri di benzina e 12 kg di carburo ai quali abbiamo saggiamente aggiunto anche una batteria con faretto…
Dopo 600 metri di pozzi sempre più belli entriamo nel cuore del Veliko: chilometri di gallerie dove l’estetica si spreca. Il tenebroso Lago Tripoli, l’enorme Galaxica, il Rio Kuby o il Canyon di Acqualung sono alcune delle immagini fisse per sempre. Un film speleologico dove la progressione diventa un viaggio. Speriamo che la piccola videocamera possa cogliere parte di quei vuoti, di quel fragore..
Al campo sfortunatamente la già di per sé imbarazzante sosta nel tendone (in 11 divisi in 6 sacchi a pelo a mo’ di acciughe…) purtroppo durerà solo un paio d’ore per poter lasciar spazio alla squadra russa seguente. Se i russi dopo poco scalpitano per russare, non c’è verso di schiodare i greci che paiono imbalsamati. Tre dei nostri si sistemano fuori in una piazzola ricavata sul pendio sabbioso a 45 gradi solitamente utilizzato come WC del campo. Un movimento minimo per chi si trova chiuso a bozzolo nel sacco potrebbe concludersi con una penosa farcitura stile Girella per 20 metri fino al tuffo nel lago sottostante…
In 5 procediamo verso il fondo. Ampie gallerie fossili poi un pozzo da 35 che ci riporta nel fragore dell’attivo.
Al primo degli infiniti passaggi in frana che ci accompagneranno lungo la strada per il sifone, ci fermiamo in silenzio. Una piazzola di fortuna, un sacchetto di materiali e, sotto lo stillicidio, il masso che si portò via la vita di Heidi in quel maledetto Gennaio 1990.
Tra passaggi da cercare e a volte da temere superiamo la Grande Muraglia poi al bivio giù per le ultime due corde nella ciclopica Sala dei Tre. Un ultimo tratto di torrente poi il sifone più bello che abbia mai visto una grotta alpina. Lasciamo la zavorra, missione compiuta sul sorriso dei ragazzi. Ma prima di ripartire imbastiamo un mini circo di arrampicate per scongiurare un’eventuale by-pass, fessure per ora percorse solo dall’aria.
Il sifone che raggiunge la profondità di 50 metri per 160 di sviluppo è stato semplificato dal ritrovamento, sempre nella stessa spedizione del 2006, di un secondo accesso che dimezza distanze e profondità. Tra sabato e lunedì Yura Bazilevsky, Denis Provalov, Andrei Shum e Dima Hodikin se la giocheranno nel post-sifone, 300 metri di enormi gallerie che si affacciano a -1250 m su un secondo specchio d’acqua.
Un invito a nozze per la loro caparbietà farcita dal solito fatalismo sovietico. Forza gnari!
Matteo Rivadossi
PS: Presto su questo sito pubblicheremo alcune foto curiose della spedizione